Pesca sostenibile e rispetto degli ambienti marini.
La pesca sostenibile garantisce l'equilibrio ecosistemico degli habitat marini grazie all'utilizzo di metodologie che tengono in considerazione la vitalità a lungo termine degli stock ittici e i cicli biologici dell'ecosistema marino, rispettando la biodiversità, gli habitat e i fondali marini.
La pesca sostenibile utilizza tecniche di pesca selettive, poco invasive e a basso impatto ambientale, evita la cattura accidentale di pesci diversi da quelli di interesse commerciale o di taglia troppo piccola per la commercializzazione, pesca nelle zone e nei periodi in cui è consentito per permettere alle specie di riprodursi.
I danni causati dalla pesca intensiva e distruttiva.
Gli attuali metodi di pesca intensiva e distruttiva causano catture accidentali, scarto di pesca, depauperamento degli stock ittici, distruzione dei fondali marini e acidificazione degli oceani dovuta al rilascio di tonnellate di anidride carbonica imprigionata nei fondali.
Il termine bycatch indica le catture accidentali che si verificano durante le attività di pesca intensiva, che comprendono sia pesci di interesse commerciale sotto-misura, sia specie non commerciali destinate ad essere scartate, sia specie protette come uccelli marini, delfini, tartarughe marine, squali, spugne e coralli.
La pesca a strascico, invece, prevede l'impiego di pesanti reti che raschiano il fondo del mare catturando e distruggendo tutto ciò che incontrano, compresi i sedimenti marini che costituiscono l'ultimo deposito di carbonio a lungo termine. La pesca a strascico, infatti, è responsabile di immettere nell'atmosfera fino a 370 milioni di tonnellate di anidride carbonica all'anno, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Marine Science, contribuendo all'acidificazione degli oceani.